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CENTRO CADORE: Salita al Monte Tudaio

4 Agosto

CENTRO CADORE: Salita al Monte Tudaio

GRUPPO AMICI DELLA MONTAGNA
Piazzola sul Brenta
Domenica 4 agosto 2024

Fie

Ritrovo a Piazzola sul Brenta Via Rolando 73- di fronte alla sede del Gruppo:- ore 5,30
Partenza per Piniè di Vigo di Cadore. Inizio previsto per l’escursione: ore 8,00 circa.

Parcheggio a Piniè o nei pressi del ristorante Pino Solitario e partenza dell’escursione:
m 870 ca. Località ex casermetta La Busa, m 1550. Monte Tudaio m 2114
Dislivello Comitiva A: m 1250
Dislivello Comitiva B: m 680

Tempo previsto, Comitiva A: Ore 7,00 / 8,00 (soste escluse)
Tempo previsto, Comitiva B: Ore 6,00 / 7,00

Mezzo di trasporto: pullman (con numero minimo di partecipanti)/ mezzi propri.

Referenti:
Renato Zilio – 347 5446984 – Comitiva A)
Callegari Ivo – 338 2728960 – Comitiva B)

NOTE – Segnaletica CAI: Sentiero n. 339. Mulattiera / Sentiero Escursionistico, (E) privo di difficoltà tecniche che corrisponde in gran parte a mulattiere realizzate per scopi
linea agro – silvo – pastorali e militari.
La scarsità d’acqua lungo il percorso consiglia una adeguata scorta personale (almeno due litri).

Per la salita al Monte Tudaio, nei pressi dello Chalet Pino Solitario, prende avvio il sentiero 339 che è una lunga strada militare a larghi tornanti costruita dal nostro genio militare tra il 1909 e il 1910.

La mulattiera di guerra raggiunge la vetta del Tudaio, una cima strategica da dove controllare con un complesso fortificato una vasta zona del Centro Cadore: dalle Valli d’Ansiei al Comelico e alla Carnia con i relativi passi e le vie di accesso.

Passati i ghiaioni della Val di Ciariè (Giao de Ciariè) e il ruscello, il Rin de Soandre, saliamo i primi sette tornanti delle Calade che fino al 1900 erano l’inizio di un antico e faticoso sentiero, il Troi de Matìo (Matteo in dialetto) di cui l’ardita strada militare segue in parte il tracciato. Tutto il percorso storico è provvisto di cartelli esplicativi.. –

Alla base dei tornanti, sulla roccia, sono infissi dei grossi anelli, servivano per far scorrere le funi con cui i soldati trainavano i pesanti cannoni e tutto il materiale di costruzione del forte. Man mano che ci si innalza comincia a rivelarsi la vastità del panorama. Passiamo la “Pojada”, un punto di sosta dove chi saliva per il vecchio sentiero di Matìo tirava il fiato, poi una prima galleria e arriviamo al “Fornato” una grotta usata dai pastori e poi dai militari.

Un cartello ricorda i due montanari morti durante i lavori della realizzazione della strada, sfracellati uno dallo scoppio di mina e l’altro precipitando nella sottostante Val de Ciariè. Il panorama si fa sempre più bello, vediamo i paesi di Vigo e Laggio e in fondo alla verde vallata il Lago di Centro Cadore, dominato dall’Antelao.

Procediamo verso località La Lasta, il nome indica un posto con lisce pareti rocciose inclinate o piatte, poi arriviamo alla Fontana, un punto di rifornimento d’acqua, ma per ottenerla bisogna” soffiare nel tubo superiore e aspirare da quello inferiore” (se la cosa può apparire problematica meglio attingere dalla propria scorta che dovrà essere adeguata). I tornanti sembrano non finire mai, siamo però a circa metà percorso.

Alla “Busa” a metri 1551, troviamo la casermetta, costruita nello spiazzo prativo al posto della casera usata dagli abitanti di Piniè durante la fienagione. Dopo la guerra, la costruzione tornò a servire ancora come deposito per il fieno. FINO A QUI LA COMITIVA B.

La Comitiva A, invece sale ancora, passando per Lavinà Grande, il toponimo indica un posto spazzato in inverno dalle valanghe, ma è anche un luogo dove d’estate si possono scorgere i caprioli al pascolo. Ai lati della mulattiera cominciamo a vedere, oltre al panorama, i resti di costruzioni militari.

Siamo sul Col dell’Elma, metri 1735, qui in tempo di pace si accumulavano i mucchi di fieno (detti
elme o mede) mentre in tempo di guerra vi furono costruiti un osservatorio e un ricovero, possiamo vedere i ruderi delle cisterne per la raccolta dell’acqua. Avanti ancora, un cartello strappato indica Pala de Jarone, pensiamo voglia dire “ghiaione” invece prende il nome da un pastore del Tudaio, tal Jarone o Jeronimo abitante a Piniè.

Alla svolta di uno dei tornanti il pannello riporta la foto di un carabiniere, nello spiazzo ora vuoto sorgeva infatti la baracca dell’Arma con il posto di blocco. Una breve sosta ci mostra come il panorama da bello diventa solenne.
Quota 1960, Col Muto (il muto in dialetto è un pezzo di tronco d’albero) passiamo dentro la lunga
galleria di 120 metri, scavata per installare i cannoni nelle caverne, quattro gallerie che si biforcano dalla principale, rivolte verso Auronzo, la Val d’Ansiei, il Passo Zovo e Santo Stefano di Cadore.

Proseguendo, il percorso si fa meno ripido, passiamo la galleria “Tofo” dove c’era un altro posto di
blocco e arriviamo alla Costa del Tudaio dove nel 1915 furono realizzate due trincee difensive, armate di mitragliatrici. Proseguiamo sulla mulattiera, a destra abbiamo le pareti rocciose e scoscese che precipitano in basso, a sinistra cominciamo a vedere i tralicci posti sulla vetta.

Ora la vista è stupenda, capiamo perché il Forte fu costruito sul Tudaio: la visuale spazia sul monte
Cridola, gli Spalti di Toro-Monfalconi, le Marmarole, l’Antelao, riusciamo a vedere il Lago di Centro Cadore e quello di Auronzo, i Cadini di Misurina, il Gruppo del Popera. Percorriamo gli ultimi otto tornanti, più piccoli e ravvicinati dei precedenti; lungo la strada vediamo i ruderi di alcuni baraccamenti e di una teleferica e finalmente dopo l’ultima, breve galleria entriamo nello spiazzo de forte, attorniato da un muro difensivo.

Possiamo visitare (con attenzione e accendendo le torce) quello che resta del complesso, che era disposto su tre piani e comprendeva pozzi, cisterne, riservette, depositi e laboratori, frantoi, la batteria corazzata, il magazzino delle polveri scavato nel ventre della montagna, una caserma di due piani dislocata più a est e quanto altro necessario per una guarnigione di 300 uomini. Alla fine tutto questo impianto difensivo non servì a granché, non fu mai teatro di scontri. Tornò brevemente utile dopo la disfatta di Caporetto, poi fu abbandonato dagli italiani dopo averlo reso inservibile ed infine fu fatto saltare dagli austriaci in ritirata nell’ottobre del 1918.

Il forte di Monte Tudaio, e le tante strutture complementari del circondario, nel dopo Guerra ha offerto un’altra occasione di lavoro e guadagno per qualche famiglia locale, elargendo per molti anni i resti delle sue strutture e delle sue corpose dotazioni, come anche lavorazioni molto pericolose come la manipolazione ed il disinnesco dei proiettili. I lavori di recupero delle granate del forte sono stati ripresi dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel 1947. Negli ultimi anni del 1900, a seguito del posizionamento delle antenne per le telecomunicazioni nei pressi del forte, sono state rinvenute altre granate, fatte brillare in sicurezza dall’Esercito. Le ultime 8 sono state recuperate nel 2021.

Oggi il forte, depredato dai recuperanti e poi dimenticato tranne che dagli escursionisti, attirati sia dalle rovine che dal magnifico, sul suo piano superiore svettano ripetitori e antenne, che lo sviliscono e lo deturpano, ma allo stesso tempo hanno permesso la sistemazione della mulattiera militare, che era in completo stato di abbandono.

Dal 2001, grazie ai fondi europei e alla passione di molti volontari, sono stati fatti diversi lavori di
restauro e la sistemazione di molti pannelli didascalici.

(N.B.: Mappa non in scala)

Dettagli

Data:
4 Agosto
Tag Evento:

Organizzatore

Gruppo Amici della Montagna
Phone
339 2059619
Email
info@admpiazzola.it
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Luogo

Cadore
Italia + Google Maps